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    (perché un nuovo dialogo tra le generazioni
    è sempre possibile)

    Chiara - don Massimo

     chiara massimo


    Quello che state per leggere è un breve carteggio di lettere tra una giovane millennial e un vecchio parroco di periferia. Un carteggio nato quasi per caso, dopo una camminata, a riprova che i passi aiutano eccome la scrittura e, quindi, il pensiero.
    Al di là dei temi citati in maniera gucciniana (nel titolo dato al libretto si sente l’eco lontana di uno dei suoi lavori musical-letterari D’amore, di morte e di altre sciocchezze), il significato di queste lettere sta nel coraggio – diremmo inedito – di far ritrovare la via del dialogo a generazioni che solitamente non si capiscono e che invece meriterebbero di incontrarsi e ascoltarsi. Le nuove generazioni cioè meritano di essere ascoltate in modo che il mondo degli adulti esca dalla trappola retorica pessimistica sui giovani e impari a sapere intravvedere quanto c’è di buono e profetico nel loro pensiero. Non è, quindi, una banale concessione giovanilista questo particolare carteggio epistolare, quanto semmai il riconoscimento di un diritto di parola che la nostra società soltanto a parole accredita ai giovani.
    Riconosciamo ai giovani lo statuto di ricercatori autentici e di interroganti rinunciando una buona volta ai giudizi tranchant che su di loro in questi anni sono piovuti a valanga e in maniera ingenerosa.
    I temi scelti nelle lettere sono tra quelli fondanti e fontali. Come fai con un giovane a non parlare del senso primo e ultimo delle cose, del nascere e del morire, del bisogno di felicità, del lavoro e del futuro, e della domanda di sacro o di trascendenza? Così Chiara e don Massimo – ma gli interlocutori potrebbero essere altri – sperano di aver avviato un dialogo a beneficio dell’incontro tra le generazioni in un gioco preciso di eredità da consegnare e di responsabilità da riconoscere e accogliere. Non si tratta di domande e risposte ma di due persone che hanno accettato di mettersi liberamente a confronto con i loro background culturali, le loro sensibilità differenti, le domande religiose, e perfino con i loro sentimenti.
    Il seguente libretto non è un manuale per giovani aspiranti al ballo della vita né un ricettario della nonna per la nipote in cerca di marito, ma solo un viaggio sincero che speriamo possa incoraggiare il dialogo in famiglia, un dialogo su alcune grandi questioni che riguardano il nostro stesso vivere.
    È quello che naturalmente dovrebbe accadere anche in una quotidiana relazione generativa ed educativa. Il dialogo si fa ancora più inedito dal momento che l’interlocutrice giovane ha rivolto le sue lettere non soltanto a un adulto di sessant’anni ma proprio a un parroco di città, a un uomo della religione al quale tendenzialmente una giovane non si rivolgerebbe mai. Per il parroco di periferia la sfida epistolare è perfino una perfetta occasione di pastorale giovanile. A patto di prendersi tutto il rischio di uscire dalla propria comfort zone e mettersi seriamente in ascolto dell’altro.
    Le tracce tematiche suggerite non hanno alcuna pretesa. Anzi, la consapevolezza dei due dialoganti è che tutti avrebbero molto da dire e da aggiungere al già detto e al già scritto. Quindi le lettere potrebbero idealmente essere molte di più, potenzialmente infinite.
    Chi può dirlo? Questo dipende solo da quello che potrebbe accadere nelle nostre case. I figli possono essere ancora troppo piccoli o possono già essere belli grandi, l’importante che si tenga acceso il fuoco del dialogo. Del resto anche i protagonisti de
    La strada di Cormac McCarthy sono un adulto e un cucciolo d’uomo. Ed è il piccolo a intavolare un dialogo piuttosto serio con il padre:
    “Ce la caveremo, vero, papà?”
    “Sì. Ce la caveremo”.
    “E non ci succederà niente di male”.
    “Esatto”.
    “Perché noi portiamo il fuoco”.
    “Sì. Perché noi portiamo il fuoco”.

    L'originale, pensato come sussidio per una vacanza "impegnata" con le famiglie a Valles di Val Pusteria (Trentino, 20–27 agosto 2022), comportava - come materiali di discussione e riflessione - anche strisce dei fumetti di Zerocalcare. Per ovvie ragioni non possiamo qui riportarle.
    A proposito, il "vecchio parroco" anzitutto non è affatto vecchio, e poi risponde al nome di d. Massimo Maffioletti, parroco della parrocchia Beata Vergine Immacolata di Longuelo (Bergamo). (E non è quello della foto).
    Di Chiara non sappiamo.

     


    Lettera 1

    “Oggi è un giorno che proprio no”

    Lettera 2
    Questione di feeling (o di scelte?)

    Lettera 3
    Chi ha paura della morte?

    Lettera 4
    Unite i puntini. Ce la dobbiamo cavare da soli

    Lettera 5
    L’arte di riparare gli oggetti

    Lettera 6
    Il vangelo e le buone ragioni per vivere

    Appendice. Per approfondire
    Un Dio diverso & Bibliografia

     


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