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    Celebrazioni penitenziali



    Riccardo Tonelli

    (NPG 1969-02-60)

    Si ripete con una certa frequenza che il sacramento della Penitenza è, oggi, in crisi. I confessionali, qua e là, si fanno deserti.
    Questa constatazione, anche se sfrondata da ogni esagerazione polemica e da ogni preoccupismo ad oltranza, non può certamente lasciare indifferenti educatori e pastori.
    Può generare una doppia reazione, in termini contradditori:
    • il pessimista conclude che il senso del peccato è ormai svanito e svuotato di ogni contenuto, nel mondo contemporaneo: lo sforzo per rimontare la china è destinato in partenza al fallimento, da questo «handicap» costituzionale;
    • l'ottimista, fiducioso negli uomini e nella storia, interpreta questa crisi come una «crisi di crescenza»: il senso del peccato si libera dalle maglie dell'equivoco. Non è più un ripiegarsi triste sulla propria angosciosa situazione, quanto piuttosto uno spalancare occhio e cuore alle meraviglie splendenti dell'amore misericordioso del Padre.
    Ci viene spontaneo optare per la seconda posizione, anche se rimane la consapevolezza di intraprendere un cammino difficile e rischioso: perché il luccichio dell'entusiasmo può offuscare inderogabili problemi di base; perché non sono le formule, anche le più ardite e innovatrici, capaci di spegnere l'asprezza del peccato e la necessaria, seppure gioiosa, «penitenza».
    Ci si sente in fase di ricerca: si moltiplicano le iniziative, dense di valori le une, sconfessate dalla vita e dall'autorità gerarchica le altre.
    Vibra nell'aria l'ansia di rompere il cerchio della crisi, di attuare fino in fondo il rinnovamento conciliare, anche in questo settore.
    La prassi liturgica, sollecitata in Italia anche dal Direttorio episcopale «per l'uso del rituale dei sacramenti e sacramentali», sta orientandosi decisamente verso le celebrazioni penitenziali, concluse dal rito sacramentale della confessione personale (ma ricche di carica penitenziale anche per coloro che non intendono concluderle con la recezione del sacramento).
    Esse hanno i grossi vantaggi di permettere un preciso tono ecclesiale e comunitario ad un rito che aveva, nel corso della storia, assunto termini individualistici preoccupanti (S. C. 72), di ancorare la Penitenza in un contesto di celebrazione della Parola di Dio (la Parola che chiama alla Penitenza), di inserire anche la confessione in un clima di gioia, con facili accordi a situazioni particolari della singola comunità e con accostamenti al tempo liturgico che si vive.
    Purtroppo scarseggiano gli strumenti per la costruzione di queste celebrazioni penitenziali ed una sufficiente chiarezza di idee, per una costruzione adeguata.* Come proposta di servizio, è stato curato l'adattamento italiano (per comunità parrocchiali e, per precisi riferimenti, giovanili) di un testo già sperimentato con successo nella diocesi di Lione.
    Il libro comprende:

    a. una lunga introduzione dottrinale, per situare le celebrazioni penitenziali in un contesto teologico, liturgico e pastorale.
    Sono presentate osservazioni molto interessanti sul senso del peccato, sulla dinamica della conversione, sullo svolgimento delle celebrazioni, sugli accorgimenti liturgici e pastorali, opportuni per creare un vero clima di fede, di penitenza, di gioia;

    b. un repertorio molto ricco di «materiale» per la costruzione di celebrazioni, con riferimenti ai tempi liturgici e alle situazioni particolari dell'assemblea. Il repertorio è ordinato secondo uno schema di base della celebrazione ed è stato proporzionato alle concrete possibilità del pubblico italiano (canti, salmi, testi parlati);

    c. una celebrazione completa, per il tempo di quaresima, come modello e guida.
    Dal testo, riportiamo alcuni elementi per il loro intrinseco valore e come riferimento e presentazione.
    Possono essere utili per se stessi, per una immediata praticità e possono aiutare a valutare la reale portata del sussidio che proponiamo.

    * Ricordiamo l'ottimo libro di L. Della Torre, La celebrazione della Penitenza nella comunità cristiana, Queriniana, Brescia, che contiene anche repertori di «materiale».  

    1969-02-62bis

    La celebrazione completa secondo questo schema dura circa un'ora, ha un carattere di solennità.
    Per motivi particolari o per gruppi più ristretti, alcuni elementi possono essere tralasciati.
    Si faccia attenzione a conservare il ritmo e la struttura essenziale (indicata con *).

     

    DINAMICA DELLE CELEBRAZIONI PENITENZIALI
    Indicazioni liturgiche

    Celebrazione e Penitenza evocano degli atteggiamenti che a prima vista sembrano inadatti ad andare d'accordo. In effetti, il rito penitenziale così come da lungo tempo viene compiuto, si adatta a dei comportamenti più individuali che comunitari, a degli atti più oscuri e confidenziali che pubblici e solenni, a dei passi più penosi ed umilianti che festosi.
    Si tratta tuttavia di un sacramento, dunque di un atto di Gesù Cristo. Ora, quando Gesù perdonava ai peccatori, la sua parola e il suo gesto andavano al di là, come significato e portata, della «Confessione» del «penitente»: essi simbolizzavano e realizzavano la liberazione dell'umanità, erano la manifestazione palese e solenne della misericordia di Dio.
    Ogni peccato è in effetti un attentato all'insieme della comunità dei battezzati. E quando il Cristo dona il perdono di Dio è tutta la comunità che si riforma, si riunisce e riprende forza.
    La celebrazione penitenziale richiede dunque innanzi tutto che una assemblea si costituisca e si raggruppi attorno al Cristo. Il Cristo non sarà al centro dell'assemblea come un Giudice che condanna, ma per manifestare che Dio è vicino agli uomini, «lento alla collera e pieno d'amore», e che Egli chiama alla salvezza tutti i peccatori.
    Così la celebrazione penitenziale dev'essere caratterizzata da un clima di gioia, poiché in definitiva ciò che avviene è un aspetto del «mistero pasquale».

    I. COSTITUIRE L'ASSEMBLEA

    preferibile che la celebrazione sia stata annunciata in anticipo. In questo caso i fedeli avranno potuto prepararsi a lasciare le loro case per vivere un «tempo forte» della loro vita di cristiani. Indubbiamente, l'assemblea che si costituisce è una comunità di uomini solidali nel peccato. Ma non è sufficiente prendere soltanto atto di questo fatto. Essi debbono ricordare insieme di essere già membri, per mezzo del Battesimo, di una comunità di salvezza in Gesù Cristo. L'assemblea è fondamentalmente una assemblea di battezzati.
    Vari potranno essere i canti, le preghiere e gli ammonimenti che più si adattano a questo rito iniziale. Si baderà tuttavia a non accumulare degli esercizi religiosi senza necessità, per puro ritualismo. L'azione deve restare omogenea, semplice, unificata.

    Accoglienza

    È importante che i fedeli siano accolti al loro arrivo dal sacerdote o da altri membri della comunità, perché non si sentano estranei nella casa comune, perché si crei subito un clima fraterno e di calore umano.
    Secondo le necessità della celebrazione e la qualità della reciproca conoscenza, i gesti potranno essere quelli del saluto, dell'indicazione dei posti, della distribuzione dei libri o fogli per il canto e simili.
    All'inizio della celebrazione, soprattutto se non ci si conosce sufficientemente, il celebrante presenterà con parole semplici e cordiali, i sacerdoti intervenuti e lo scopo della riunione.

    Il canto di inizio

    Il canto è molto spesso il mezzo più efficace per creare una certa unità di pensieri e di sentimenti, se non è destinato a una semplice funzione di «riempitivo», o meno ancora a condizionare artificialmente; esso deve disporre i partecipanti a vivere insieme la gioia della riconciliazione.
    Si sceglierà di preferenza un canto ben noto o suscettibile di essere facilmente imparato ed eseguito da tutti: bisogna evitare i ritornelli, che si prestano più alla conclusione che all'apertura della celebrazione!

    Il silenzio

    Certe comunità preferiranno forse il silenzio; va notato tuttavia che un pezzo d'organo può servire a favorire un clima di raccoglimento.
    Altro fattore che contribuirà a far assumere all'assemblea un atteggiamento di attento raccoglimento è la calma regnante nella Chiesa e più ancora nel Santuario. Non si deplorerà mai abbastanza il va-e-vieni di certi chierichetti, dei preti, dei sagrestani che si affaccendano all'altare o ai pulpiti per gli ultimi tardivi ritocchi. Il silenzio non deve essere caratteristica di comunità scelte. È una necessità per tutti. Ma il silenzio è d'altronde l'atteggiamento che meno si presta a essere «ritualizzato». Tutta la celebrazione dovrà essere ritmata dall'alternarsi di tempi d'ascolto, di tempi di meditazione silenziosa e di tempi di espressione comune: in tal modo l'azione liturgica potrà tendere verso un'autentica comunione con Dio e in Dio.

    L'intervento del celebrante

    La conclusione di questa prima parte è di solito compito del celebrante. Dopo aver salutato l'assemblea con il gesto e la parola, egli inviterà a pregare, poi lascerà un intervallo di silenzio prima di proclamare l'orazione.

    II. IL DIALOGO TRA DIO E IL SUO POPOLO

    La parabola di Dio può essere diffusa e ascoltata in circostanze molto diverse. Ma essendo la liturgia «il culmine al quale tende l'azione della Chiesa e nello stesso tempo la sorgente di ogni virtù» (Sacrosanctum Concilium, n. 10), ne segue che il dialogo di Dio con il popolo dei credenti si realizza per eccellenza nella assemblea liturgica.
    Dio parla, manifestando la sua presenza vivente tra i suoi; Egli chiede la risposta dell'assemblea: più ancora, la suscita.

    A. DIO PARLA

    La parola di Dio non ha tuttavia nulla in comune con gli incanti magici: noi dobbiamo metterci all'ascolto con la parte migliore di noi stessi e ciascuno sarà raggiunto soltanto se ha saputo dimenticare se stesso per incorporarsi nella comunità ecclesiale.
    Rivelandoci il suo disegno di salvezza nell'umanità, Dio chiarisce il senso degli avvenimenti che stiamo vivendo, delle situazioni nelle quali siamo immersi e ci invita a prendere in mano il nostro destino.
    I mezzi tradizionali (ceri, incensi, ecc.) contribuiscono a mostrare che la proclamazione della parola di Dio non ha un carattere documentaristico e banale. Bisognerà ricordarselo e adeguarvisi.

    Scelta delle letture bibliche

    «Affinché appaia chiara l'intima unione tra il rito e la parola nella liturgia, nelle celebrazioni sacre si ritornerà ad una lettura della Sacra Scrittura più estesa, più varia e più adatta alla circostanza» (Sacrosanctum Concilium, n. 35).
    Nelle celebrazioni penitenziali, la scelta delle letture sarà studiata non soltanto in funzione del tema generale del perdono e della misericordia, ma anche in funzione del pubblico al quale questi testi si rivolgono e tenendo conto dell'anno liturgico o di altre circostanze che segnano la celebrazione.
    Le scelte che derivano da intenzioni arbitrarie o da pura speculazione rischiano di non corrispondere ai bisogni e alla situazione concreta dell'assemblea.

    Quante letture?

    Una sola lettura, ben scelta e sostanziosa può essere sufficiente. Se ne potranno scegliere due o tre, di cui l'ultima tratta dal Vangelo, con qualche versetto di salmo responsoriale intercalato.
    L'essenziale è che l'assemblea abbia inteso l'autentica Parola di Dio che viene a proiettare la sua luce rischiarando il nostro universo di peccato che è anche universo di speranza e di salvezza...
    Il lettore potrà essere un chierico o un laico. L'importante è che sia capace di leggere davanti ad una assemblea in modo da farsi comprendere, che sappia leggere in modo vivo e non meccanico, con un atteggiamento e un tono che aiutino l'assemblea ad accogliere questa parola come un messaggio di Dio che la riguarda.

    L'omelia

    La Parola di Dio che noi leggiamo nella Bibbia acquista il suo vero significato solo quando è incarnata nella vita e nella parola degli uomini; ciò significa che l'omelia è necessaria; ciò significa anche che grandi sono le esigenze che essa deve sforzarsi di soddisfare.
    L'omelia è la Parola di Dio resa dalla Chiesa alla portata degli uditori; non è ripetizione meccanica nè semplice diffusione.
    É la Parola di Dio oggi a questa specifica comunità. Il predicatore deve evitare da un lato di travisare o tradire la Parola di Dio e d'altro canto di sostituirsi alla coscienza personale dei fedeli suggerendo loro in anticipo una risposta stereotipata all'appello che trasmette.
    Ogni lettura della Parola di Dio ci porta insieme un dono e un appello, una rivelazione per una vita più piena in Gesù Cristo, un appello a ricevere questo dono. Quale che sia il suo stile e il suo metodo, l'omelia deve tendere innanzi tutto a manifestare la persona di Gesù Cristo e la sua missione tra gli uomini, a proclamare che oggi come ieri, ovunque e in particolare tra noi, Gesù Cristo è presente e operante attraverso il suo Spirito, nella Chiesa.

    B. L'ASSEMBLEA RISPONDE

    La risposta dell'assemblea sarà insieme personale e comunitaria, ciò che pone che le si lasci un tempo di raccoglimento e di maturazione prima porle una espressione comune di Penitenza.

    La decisione personale

    Riconoscersi peccatore davanti a Dio e aprirsi al suo amore costituisce il momento fondamentale nel cammino del «penitente». Illuminato dalla parola di Dio, ciascuno prende coscienza di essersi opposto, più o meno gravemente, al compimento di questo disegno di salvezza che il Cristo ci ha rivelato: il peccatore viene così a offrirsi a Dio per essere riinserito nel dinamismo del suo Battesimo e ristabilito nella piena unità del Corpo del Cristo.
    Per aiutare i fedeli nel loro sforzo di riflessione, si potrà sia utilizzare intelligentemente un esame di coscienza conosciuto, sia proporre qualche citazione biblica scelta con cura la cui lettura sarà intercalata da pause di silenzio, sia combinare assieme i due procedimenti: frasi bibliche commentate con discrezione e pause di silenzio. Si può anche semplicemente lasciare che la assemblea si esamini in silenzio con un fondo di musica d'organo, purché questo silenzio non sia una soluzione alla pigrizia mentale né una concessione agli individualisti «impenitenti».

    L'espressione comunitaria

    Poiché tutta la comunità è stata raggiunta dalla Parola di Dio, è anche tutta la comunità che, in un certo senso, riprende vita; essa è tenuta a dirlo come tale, cosa che fa innanzi tutto rispondendo insieme a Dio. Questa risposta, che è confessione e impegno insieme, può assumere la forma di una litania o di un canto conosciuto.
    Si potrà assai bene scegliere la recitazione comune del Padre Nostro. Perché il Padre Nostro e perché in questa sede? Perché è la preghiera del Signore, perché è una preghiera battesimale e penitenziale. Come il Padre Nostro, preghiera per chiedere il pane, precede la comunione eucaristica, è normale che il Padre Nostro, nel quale si chiede il Perdono, preceda l'incontro con il Cristo riconciliatore.

    III. IL RITO SACRAMENTALE

    Eccoci giunti al momento essenziale della celebrazione, al suo culmine. Sotto il duplice segno del passo decisivo dei penitenti e dell'assoluzione sacramentale del sacerdote, il Cristo interviene per rendere attuale la sua salvezza. Si eviterà tutto ciò che può «ri-esteriorizzare» i fedeli e distrarli: alcuni sono troppo preoccupati di non compiere gesti maldestri e di fare soltanto ciò che fanno tutti. É necessario, con una breve e precisa ammonizione, dare delle indicazioni pratiche: distribuzione dei confessori, modo di avvicinarsi ad essi, nessuna recitazione individuale del Confiteor davanti al sacerdote, attenzione alle parole del confessore...
    In certe comunità l'accostarsi al confessionale potrà assumere la forma di una vera processione se le condizioni delle persone e del luogo si adattano. Qualunque sia il procedimento seguito, si escluderanno i modi autoritari nella disposizione dei penitenti.
    Davanti al sacerdote, il penitente si riconosca peccatore confessando le sue colpe cd esprimendo la decisione di fedeltà che ha preso. È bene che questa dichiarazione sia breve – e lo sarà se ciò che l'ha preceduta era pertinente e alla portata di tutti. Per quanto riguarda il sacerdote egli non si limiterà al semplice ruolo di distributore di assoluzioni, innanzi tutto perchè potrà avvenire che l'assoluzione per una ragione o per un'altra, debba essere rimandata, ma soprattutto perchè la confessione, per corta che sia, deve essere un vero dialogo, un dialogo per la riconciliazione. Il sacerdote non deve esimersi dal dire qualche breve parola di tipo liturgico, parola che non deve essere stereotipata: qualche parola che testimoni che egli ascolta attentamente il penitente e che sottolinei il valore del gesto sacramentale.
    In certi casi il confessore potrà consigliare al fedele di chiedere ad un sacerdote una analisi più prolungata o di ricevere un insegnamento su un certo punto della vita cristiana o eventualmente gli assegnerà una penitenza particolare che non deve essere tralasciata.
    Il sacerdote impone la mano, vecchio gesto della riconciliazione liturgica dei penitenti mentre pronuncia il perdono di Dio e il penitente risponde a chiara voce: Amen.
    Dopo la confessione il celebrante darà la «penitenza» chiamata anche la «soddisfazione» che può consistere in una preghiera comune o in un canto di litanie come forma di preghiera universale oppure un cantico con ritornello. Il celebrante concluderà con la recitazione di una preghiera come quella Passio Domini.
    Non si dimenticherà ciò che è stato detto circa il dovere della riparazione, non soltanto in caso di torti fisici, finanziari, o d'ordine morale ma in ogni caso di colpa. In effetti i fedeli avranno appreso, se hanno ricevuto la catechesi opportuna, che la stessa celebrazione assume valore di riparazione, che la penitenza per i peccati dei cristiani è composta di tutta la Chiesa e che essa deve essere seguita personalmente e comunitariamente per tutta la vita.

    IV. L'AZIONE DI GRAZIA

    La celebrazione deve concludersi in un clima di pace gioiosa a causa dell'unità ritrovata o riaffermata. Molto opportuno il canto di un inno.
    Il celebrante potrà intervenire cantando o leggendo un testo che esprime l'azione di grazia comune e anche gli impegni di tutti o che richiama sulla comunità la forza dello Spirito. Anche qui si baderà a non accumulare le formule e a concludere in semplicità.
    L'assemblea verrà infine congedata e ciascuno ricorderà che se la riparazione non termina con la celebrazione, la vita pasquale nella grazia dura tanto quanto l'esistenza cristiana.

     

    LETTURE BIBLICHE 

    Esse sono di capitale importanza, perchè non vi è un gesto sacramentale che non comporti la parola di Dio. È la Parola che illumina la nostra coscienza e ci rivela le dimensioni del peccato e quelle dell'amore di Dio per noi peccatori. Se si scelgono più letture, si potrà intercalare tra quelle un salmo graduale oppure un alleluia. Il silenzio dovrà avere il suo posto: La Parola di Dio non è una semplice informazione: essa invita alla meditazione.
    L'uso rivelerà che i racconti conservano meglio l'attenzione che non i testi di esortazione. Se i racconti sono lunghi, potranno essere letti da più lettori, come si fa per la lettura del passio.
    Proponiamo i seguenti passi:

    Genesi:
    3,1-19: La caduta originale e la promessa della salvezza.
    4,2-10: Caino e Abele.
    11,1-9: La torre di Babele.

    Esodo:
    16,2-9: La mormorazione del popolo contro Mosè e contro il Signore.
    17,1-6: Idem.
    20,1-17: Il decalogo.

    Deuteronomio:
    5,32; 6,4-13: La legge del Signore legge di amore.
    30,15-20: La grande alternativa.

    2 Samuele:
    12,1-13: Pentimento e punizione di Davide.

    Sapienza:
    1,1-8: L'atteggiamento di Dio verso il giusto e verso il peccatore.

    Isaia:
    1,10-20: Il vero culto a Dio.
    5,1-7: Il canto della vigna.
    42,1-9: Il servo del Signore.
    43,1-12: Io sono il tuo Dio, il tuo Salvatore.
    58,1-14: La vera pietà.

    Geremia:
    3,19; 4,2: Invito alla conversione.
    18,1-12: Nella bottega del vasaio.
    32,37-42: L'Alleanza ristabilita.

    Baruc:
    1,15-22: Il popolo confessa i suoi peccati.
    2,11; 3,8: Invito accorato alla misericordia divina.

    Ezechiele:
    11,17-21: Promessa di una Nuova Alleanza.
    18,35-32: L'uomo è responsabile davanti a Dio della sua condotta buona o cattiva.
    33,10-20: Signore giusto, misericordioso.
    34,11-31: Io avrò cura del mio gregge.
    36,22-29: Dio raccoglierà un nuovo popolo.

    Daniele:
    9,4-19: Invito alla misericordia.

    Osea:
    11,1-10: L'amore di Dio, distoglierà il popolo dal fascino del peccato.
    14,2-10: Ritorno sincero a Dio.

    Gioele:
    2,12-17: Invito alla Penitenza.

    Michea: 7,2-7; 18-20: L'ingiustizia universale è l'invito al perdono.

    Matteo:
    4,1-11: Tentazione di Gesù.
    5,1-13: Beatitudini.
    5,17-47: La nuova legge.
    7,1-5: Non giudicare.
    9,10-13: Cristo si mescola con i peccatori.
    13,24-30: La zizzania.
    18,12-14: La pecorella smarrita.
    18,23-35: 11 servo spietato.
    19,16-22: Il giovane ricco.
    21,28-32: La vera e la falsa obbedienza.
    25,14-30: I talenti.
    25,31-46: Il giudizio finale.
    26,30-46: Predizione del rinnegamento di Pietro e agonia di Gesù.
    26,69-75: Il rinnegamento di Pietro.

    Luca:
    11,14-23: Gesù e Beelzebub.
    15,11-24: Il figlio prodigo.
    15,25-32: Il fratello maggiore del figlio prodigo.
    18,9-14: Il fariseo e il pubblicano.
    19,1-10: Zaccheo.

    Giovanni:
    6,60-71: Smarrimento dei discepoli.
    8,1-11: La donna adultera.
    10,1-19: Il buon pastore.
    15,1-17: Io sono la vite.
    17: La preghiera sacerdotale.
    20,19-23: Apparizione ai discepoli (Rimettete i peccati).

    Atti:
    8,18-25: Simon mago.
    13,44-52: Paolo e Barnaba perseguitati.

    Romani:
    5,6-11: Cristo è morto per noi.
    6,2-23: Morti e risorti con Cristo.
    7,14-25: Discernimento interiore tra il bene e il male.
    8,28-39: Se Dio è con noi chi sarà contro di noi?

    I Corinti:
    10,1-13: Gli esempi precedenti ci rendono prudenti.
    13,1-7: Inno alla carità.

    Galati:
    5,1-11: Libertà cristiana e fermezza in essa.
    5,16-25: II conflitto tra lo spirito e la carne.

    Efesini:
    2,1-9: Salvezza gratuita in Cristo.
    2,11-22: Dio fa cadere le barriere che ci separano.
    4,17; 5,2: Appello all'unità (seguiamo la via dell'amore sull'esempio di Cristo).
    6,10-18: Rivestiamoci di Cristo.

    l Tessalonicesi:
    4,1-12: La volontà di Dio verso di noi.

    2 Tessalonicesi:
    2,13; 3,15: Esortazione alla perseveranza.

    I Giovanni:
    1,5-22: Per camminare nella luce bisogna riconoscersi peccatori.
    3,1-24: Per vivere come figli di Dio bisogna romperla con il peccato e osservare il comandamento della carità.
    4,16-21: Dio è amore.

     

    CELEBRAZIONE
    PER IL TEMPO DI QUARESIMA
    La nostra adesione a Cristo luce del mondo

    A. L'ASSEMBLEA SI COSTITUISCE

    1. CANTO D'ENTRATA

    2. SALUTO DEL CELEBRANTE (a scelta)

    3. INVITATORIO PRESIDENZIALE

    SG Il Signore sia con voi
    T E con il tuo Spirito
    SG Fratelli, questo è il tempo propizio in cui siamo chiamati a rinnovare la nostra fede in Cristo Gesù.
    «Dio è luce e in Lui non c'è tenebra. Se diciamo di aver comunione con Lui e camminiamo nella tenebra, mentiamo e non mettiamo in pratica la verità. Ma se camminiamo nella luce come Lui è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato» (1 Giov. 1, 5-8).
    Preghiamo il Signore.

    4. L'ASSEMBLEA PREGA IN SILENZIO

    5. PREGHIERA

    SG Dio, sorgente di vita e luce del mondo, Tu fai sorgere il tuo sole sui buoni e sui cattivi, Tu fai piovere sui giusti e sugli ingiusti.
    Libera, nella luce della tua verità, i peccatori dalla loro cecità; non cessare di purificare la fede di quelli che aderiscono alla tua parola. Dona a quelli che non credono, la gioia di conoscere Te e Colui che hai mandato, Gesù Cristo Figlio tuo e Signore nostro.
    T Amen.

    B. DIALOGO DI DIO CON IL SUO POPOLO

    6. LETTURA DEL VANGELO

    Testo proposto: Giovanni 9,1 ss. (guarigione del cieco nato).
    Acclamazioni (o canto di meditazione)
    suggeriamo: Gloria a Cristo, luce eterna...

    7. SPUNTI PER L'OMELIA

    Attesa

    L'uomo non aspira solamente a superare la disgrazia della cecità fisica: vuole anche essere liberato dalla menzogna, dall'errore, dall'ignoranza. Egli non va alla ricerca di una verità parziale e particolare, ma cerca con ansia la Verità, in pienezza di conoscenza e di comunione per tutta l'umanità.

    Segno biblico

    Gesù rende la vista ad un cieco dalla nascita per manifestarsi come l'inviato di Dio, Colui che è chiamato ad essere «la luce delle nazioni, per aprire gli occhi ai ciechi, per liberare dalle catene i prigionieri, e dall'oscurità quelli che abitano nelle tenebre» (Is. 42, 6-7).
    La guarigione miracolosa è narrata senza troppi particolari: il racconto sì preoccupa soprattutto di sottolineare le reazioni dei presenti. Le persone superficiali rifiutano il segno (vv. 8-12); lo stesso fanno i falsi (vv. 16 ss.) e coloro che hanno paura delle conseguenze (vv. 20-21); lo stesso i nemici increduli (vv. 23-24).
    Chi invece è leale e sincero riesce, anche se lentamente, a penetrare nel profondo del segno (vv. 17-25; 31-33), fino a scoprire la luce di Dio di cui quella che ha aperto gli occhi del cieco è riflesso e simbolo.

    Segno ecclesiale

    La Chiesa, corpo e sacramento di Cristo, è chiamata ad essere luce del mondo, nella fedeltà con cui trasmette il messaggio del Vangelo e ne vive la testimonianza. Attraverso il Battesimo, Cristo ci ha fatto compartecipi della fede della Chiesa e e della sua missione profetica, nel mondo.
    Sia alla base del popolo di Dio che al vertice, nella gerarchia, non si può essere luce del mondo che per Cristo e in Cristo.

    «Buona novella» e conversione

    Non si è né figli della luce ne ciechi, una volta per sempre, per estrazione sociale, per convenzione o per abitudine.
    Cristo è con noi proprio per guarirci continuamente, per conservarci svegli e all'erta, nel mondo e nella Chiesa in cui noi viviamo.
    Noi siamo riuniti qui per una celebrazione penitenziale e Cristo è tra noi per illuminarci, per renderci consapevoli, mediante uno sguardo nuovo, dei nostri quotidiani peccati, per darci la forza di credere alla grazia della riconciliazione: dove ha abbondato il peccato, là sovrabbonda l'amore di Dio.

    8. TEMPO DI SILENZIO

    oppure: canto o recitazione corale del salmo 26 oppure: altro canto a scelta, intonato al tema.

    9. ESAME DI COSCIENZA

    a. «Gesù vide un uomo cieco dalla nascita»
    – non essere attenti al passaggio di Cristo, al suo passaggio storico oggi, per liberare dalle tenebre gli uomini di oggi;
    – non chiedergli di aprire i nostri occhi, «fin tanto che fa giorno», per poter lavorare;
    – non offrirci a Cristo che vuole servirsi dei nostri occhi a favore di coloro che non vedono;
    – non porsi al servizio di chi ci chiede una mano per sostenere la sua ricerca della verità.

    b. «Se quest'uomo è cieco, la colpa è sua o dei suoi parenti»
    – essere pieno di pregiudizi e di prevenzioni nei riguardi di coloro che non aderiscono ancora a Cristo o alla sua Chiesa;
    – rifiutare gli insegnamenti del Concilio relativi ai non credenti, a coloro che si oppongono alla nostra fede.

    c. «I presenti moltiplicarono le domande, presi dallo stupore»
    – essere dei credenti superficiali, senza alcun desiderio di approfondire la propria fede;
    – interessarsi solo degli aspetti secondari della vita della Chiesa, di quelli che fanno spettacolo e cronaca.

    d. «È sufficientemente grande, per poter rispondere da solo»
    – aver paura o rispetto umano per professare la fede, di fronte a tutti;
    – servirsi di una serie di pretesti, per tenersi in disparte, in silenzio, per evitare ogni impegno di testimonianza;
    – essere sordi agli appelli del prossimo, della comunità cristiana, nel momento preciso del bisogno.

    e. «Noi siamo discepoli di Mosè, noi sappiamo che Dio ha parlato a Mosè»
    – essere di quelli che credono di non aver nulla da imparare da nessuno e si considerano i proprietari assoluti ed esclusivi della verità;
    – avere una fede ridotta ormai alla semplice abitudine, legata a schemi fissi con timore di porli in questione;
    – fare della propria appartenenza alla Chiesa (che deve rendere aperti, disponibili, accoglienti) l'adesione ad una setta che rende chiusi, intransigenti, ostili a tutti;
    – essere incapaci di scoprire la presenza continua di Cristo nelle pagine della storia.

    f. «La vera luce che illumina il mondo, sono io che vi parlo»
    – non approfittare di questa quaresima per mettersi veramente alla ricerca di Cristo e per rendere personale ed esistenziale la propria fede;
    – non cercare di fronte alle incertezze, ai problemi, alle contraddizioni del mondo d'oggi, una risposta di fede, leale, coraggiosa, umile;
    – non accettare un impegno proporzionato alla propria disponibilità, nella Chiesa, per contribuire a diffondere la luce di Cristo, Salvatore degli uomini.

    C. IL RITO SACRAMENTALE

    10. CONFESSO A DIO... O PADRE NOSTRO

    Tutta l'assemblea invoca il perdono di Dio, recitando o il Padre nostro
    o il Confesso a Dio.

    11. MONIZIONE

    Avvisi pratici, per regolare la confessione sacramentale di coloro che la desiderano.

    12. INVITATORIO PRESIDENZIALE

    Il celebrante rivolge all'assemblea una breve esortazione, che può concludersi così:
    SG Il Signore sia nel vostro cuore e sulle vostre labbra, perché sappiate ben 
    confessare i vostri peccati, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. T Amen.

    13. CONFESSIONE DEI SACERDOTI E DEI FEDELI

    Durante lo svolgimento della confessione possono essere cantati o letti salmi, alternandoli con sottofondo di organo.

    14. DOPO LE CONFESSIONI: CONCLUSIONE DEL PRESIDENTE

    SG La Passione di Gesù nostro Signore, i meriti della beata Vergine Maria e di tutti i santi, il bene che farai e le sofferenze che avrai da sopportare ti giovino per la remissione dei peccati, l'aumento della grazia e il premio della vita eterna.
    T Amen.

    15. PROMULGAZIONE DELLA PENITENZA

    La riparazione sacramentale (penitenza) consisterà prima di tutto in una preghiera recitata da tutta l'assemblea immediatamente.
    Per esempio, il Padre nostro (se non è già stato recitato precedentemente) o questa preghiera di san Francesco di Assisi:

    G Là dove c'è l'odio, noi portiamo l'amore!
    G Là dove c'è l'offesa, noi portiamo il perdono!
    G Là dove si trova la discordia, noi costruiamo la pace!
    G Là dove c'è l'errore, noi proclamiamo la verità!
    G Là dove regna il dubbio, noi risvegliamo la fede!
    G Là dove c'è la disperazione, noi rinsaldiamo la speranza!
    G Là dove c'è la tristezza, noi suscitiamo la gioia!
    G Là dove regnano le tenebre, noi portiamo la luce!
    Ritornello possibile:
    T Signore, fa' di noi strumenti vivi della tua pace.

    E poi, in un atto di rinuncia o in un'opera di misericordia, a scelta, tra le seguenti, indicate a titolo esemplificativo:
    – visitare qualche persona anziana o ammalata
    – invitare a tavola qualche vicino solo
    – diffondere la buona stampa
    – educare alla fede, attraverso qualche gesto concreto, giovani e ragazzi.

    D. L'ASSEMBLEA RINGRAZIA

    17. PREGHIERA DI RINGRAZIAMENTO

    SG Il Signore sia con voi
    T E con il tuo Spirito
    SG Rendiamo grazie al Signore nostro Dio
    T È cosa buona e giusta
    SG E veramente cosa buona e giusta rendere gloria a Te,
    offrire la nostra azione di grazie, sempre e dovunque, a Te,
    Dio eterno e misericordioso, Padre santo ed onnipotente.

    T Gloria a Te nei secoli!
    SG Il Figlio tuo unigenito
    manifestandosi nella nostra natura mortale,
    ha ridato a noi la vita,
    con la nuova luce dell'immortalità divina.
    T Gloria a Te nei secoli!
    SG Grazie al sacramento che noi celebriamo,
    oggi si fa festa in cielo per i peccatori che fanno Penitenza.
    Il tuo Spirito continua a vivificare noi, morti per il peccato.
    In Lui noi abbiamo ottenuto
    la vita che è in Te, Padre Santo,
    con il tuo Figlio Gesù Cristo nostro Signore,
    nell'unità dello Spirito Santo, nei secoli dei secoli.
    T Amen.

    18. SALUTO DI CONCLUSIONE

    SG Andate in pace
    T Rendiamo grazie a Dio

    Il canto finale e il suono dell'organo accompagnano l'uscita dei celebranti e dell'assemblea.


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