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    8. A proposito di libertà


    A cura di Riccardo Tonelli

    (NPG 2009-08-42)

    IL TEMA

    Nel cammino che stiamo percorrendo con Paolo incontriamo dei temi che riguardano il mistero di Dio e la sua presenza nella nostra vita. Altri riguardano Gesù, il volto e la parola di Dio, e ci sollecitano ad una scelta, coraggiosa e coerente, di lui, come l’unico Signore. Quello della libertà ci pone davanti una delle dimensioni dell’esistenza su cui siamo più sensibili e su cui è più facile la compagnia con tutti.
    Non possiamo negarlo: non poche volte la ricerca sulla libertà dalla prospettiva dell’esperienza religiosa ha funzionato male, suscitando il grido di protesta da parte di chi ama l’uomo e ne cerca la sua promozione. Troppe volte però l’inno alla libertà è coinciso con il rifiuto di ogni principio di solidarietà e di responsabilità: un’offesa imperdonabile alla dignità dell’uomo e alla promozione di tutti gli uomini.
    Per questo, il tema della libertà richiede una riflessione attenta e approfondita. In una stagione come è quella che stiamo vivendo, c’è soprattutto la necessità di ritrovare un riferimento ispiratore e verificatore, che ci porti oltre la soggettivizzazione.
    Ci guida per mano Paolo, il grande e coraggioso difensore della libertà, lui che ha perseguitato e incarcerato tante persone… per difendere una visione angusta di libertà, pronunciata nel nome di Dio ma tanto lontana dal progetto di Dio da arrivare all’assurdo di inchiodare Gesù sulla croce.
    L’invito a pensare e a pensare in buona compagnia è quindi il minimo che si può fare aprendo una ricerca sulla libertà, nel nome del Crocifisso risorto «che ci ha liberati per farci vivere effettivamente nella libertà» e che ci invita, con le parole di Paolo: «State dunque saldi in questa libertà e non ritornate ad essere schiavi» (ai Galati 5, 1).

    LA PROPOSTA

    La libertà è il nostro grande sogno. Ne parlano tutti e tutti promettono di fare qualcosa per conquistarla e possederla. Ma… quale libertà? Le differenze sui metodi di conquista e di difesa della libertà si distanziano, prima di tutto, sulla figura di libertà.
    È indispensabile sollecitare una riflessione previa e approfondita sulla sua concezione, antropologica e teologica. Senza un minimo di chiarezza riflessa, le prospettive si sfrangiano appena si va nel concreto. E sul concreto si deve andare, per affrontare adeguatamente la questione.
    Propongo un percorso che ci aiuti a costruire una figura condivisa e «ispirata» di libertà: maturata in compagnia di Paolo e dei primi discepoli da lui formati. Questa scelta ci aiuta verso una visione cristiana della libertà e del suo esercizio.
    Per non perderci nei meandri delle diverse posizioni, suggerisco quindi di muoversi dal vissuto della prima comunità ecclesiale. «Gli Atti degli Apostoli» ci offrono diverse storie di libertà vissuta. Propongo di leggerle e meditarle assieme, per cercare di costruire, da frammenti autorevoli, un ritratto di libertà in atto. Molte di queste storie sono nel cap. 16 degli «Atti»; il documento conclusivo del Concilio di Gerusalemme, un evento fondamentale di libertà vissuta e raccomandata, si trova nel cap.15.
    Ecco alcune storie da meditare:
    – La ragazza schiava che dava consigli sul futuro… andava molto comoda anche a Paolo: gli forniva il supporto di ascolto consolidato. Paolo però preferiva il rischio della decisione personale. Per questo la libera, scatenando le ire dei suoi padroni a cui assicurava un buon guadagno.
    – Paolo viene imprigionato dopo un processo sommario. I giudici si rendono conto dell’ingiustizia. Hanno paura quando constatano che Paolo è cittadino romano. E vorrebbero risolvere le cose con qualche raffinato compromesso. Ma Paolo non ci sta: la sua libertà è un diritto e non una benevola concessione.
    – Il carceriere vuole uccidersi per crisi di professionalità, quando teme che i prigionieri siano fuggiti grazie al terremoto. Non solo Paolo lo rassicura, ma gli annuncia il Vangelo di Gesù e così il carceriere, battezzato, ritrova la sua libertà interiore: quella libertà che permette a Paolo di cantare le lodi del Signore anche in catene e che rassicura il carceriere del suo futuro, anche se gli potranno contestare il fallimento professionale.
    – Una delle pagine più alte nel cammino di scoperta della libertà è vissuta da Paolo attorno al tema della «circoncisione». Nel «Concilio di Gerusalemme» ha vinto la sua battaglia per la libertà nei confronti della legge mosaica. Scopre la libertà donata da Gesù. Poi fa circoncidere Timoteo per assicurare meglio ascolto e disponibilità.
    – Il documento conclusivo propone a tutti i cristiani l’impegno di astenersi dal­le carni sacrificate agli idoli. Può sembrare il compromesso del­l’ultimo momento, per accontentare anche le minoranze intransigenti. Paolo invece commenta in termini diversi la raccomandazione. Sa di essere libero: può mangiare qualsiasi genere di carni, per la libertà cui Cristo ci ha liberati. Non può però usare del­la sua libertà come gesto di disprezzo e di offesa per il fratel­lo più debole, che ne rimarrebbe male impressionato. La sua inesauribile libertà termina quando incomincia il dovere sommo del­la carità fraterna.
    Attraverso le storie della libertà dobbiamo costruire un quadro concettuale preciso, che funzioni da criterio di verifica dei mille quotidiani «per me» con cui ci piace parlare di libertà. Ci aiutano le riflessioni «teologiche» che Paolo ci propone e che il contributo di G. Paximadi ci suggerisce, in un quadro ben organizzato e approfondito. Va letto con calma e confrontato.
    Per aiutare in questo impegnativo – e urgente – lavoro, propongo una traccia… tutta da sviluppare.
    Paolo scopre la libertà nell’incontro con Gesù. L’incontro lo sconvolge e lo converte. Conosceva le condizioni della libertà e le difendeva con accanimento. Si riconosceva libero perché rispettoso della legge. In Gesù scopre che la libertà è dono: il dono della sua morte e resurrezione.
    L’accoglie come dono impensabile e gratuito, che precede ogni condizione. Fonda la libertà e la responsabilità. Conclude che non può rifiutare la gioia di vivere nella libertà, a nessun titolo: il rifiuto sarebbe rifiuto dell’amore che ha portato Gesù alla croce.
    La libertà del cristiano, per la sua radice pasquale, è illimitata e totale. Un confine però esiste, esigente e impegnativo: l’amore che sa farsi servizio è l’unico confine alla libertà. Per questo condivide gioiosamente le conclusioni del Concilio di Gerusalemme… e le fa tanto sue da chiedere a Timoteo il coraggio di passare per la porta stretta della circoncisione.

    E OGGI?

    Sul tema della libertà le discussioni non sarebbe mai finite e i «distinguo» e i «però» riaprono il confronto, proprio quando sembrerebbe arrivato alla conclusione.
    Ricordo alcuni dei temi più caldi attorno cui possiamo riscrivere, in modo operativo, la figura di libertà che Paolo ci affida:
    – libertà e fedeltà;
    – autonomia personale e legge;
    – responsabilità, competenza e fede;
    – inserimento nella storia di tutti e capacità critica e profetica.
    Rilancio l’invito di pensarci con calma, riandando alle parole di Paolo per trovare un quadro autorevole.

    UNA BUONA NOTIZIA

    La bella notizia la raccogliamo con gioia dall’inno alla libertà che Paolo ci consegna, tutto da meditare e da pregare: «Voi dite: Tutto è lecito! D’accordo, ma è tutto utile? Certamente tutto è lecito, ma non tutto serve al bene della comunità. Nessuno pensi a se stesso, ma agli altri. Mangiate pure qualsiasi carne venduta al mercato, senza tormentarvi per motivi di coscienza. Perché, come afferma la Bibbia, la terra e tutto quel che essa contiene appartiene al Signore. Se un non credente vi invita a pranzo e voi accettate, andate da lui, mangiate tutto quel che vi verrà servito, senza farne un problema di coscienza. Se però qualcuno degli invitati vi dice: Questa carne è stata offerta agli idoli, allora, per motivo di coscienza, non mangiatela, proprio perché vi ha avvisato. Naturalmente parlo della sua coscienza, non della vostra. Qualcuno mi obietterà: Ma perché la coscienza di un altro deve limitare la mia libertà? Io ringrazio sempre Dio per quel che mangio. Perché mai dovrei essere criticato per cibi che mangio con riconoscenza? D’accordo! quando mangiate o bevete o quando fate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio. Però agite in modo da non scandalizzare nessuno: né Ebrei, né pagani, né cristiani. Comportatevi come me, che in ogni cosa cerco di piacere a tutti. Non cerco il mio bene personale, ma quello di tutti, perché tutti siano salvati» (1 Cor 10, 25-33).

    DALLA PAROLA ALLA VITA

    La preghiera

    Prova a pregare, in uno spazio di silenzio e di interiorità pensosa, con le parole del «Magnificat». Se lo ripensiamo all’interno delle riflessioni di Paolo sulla libertà, riusciamo a dargli una intonazione veramente impegnativa e scopriamo che Maria è la più bella storia di libertà cristiana vissuta.:

    Grande è il Signore: lo voglio lodare.
    Dio è mio salvatore:
    sono piena di gioia.
    Ha guardato a me, alla sua povera serva:
    tutti, d’ora in poi, mi diranno beata.
    Dio è potente:
    ha fatto in me grandi cose,
    santo è il suo nome.
    La sua misericordia resta per sempre
    con tutti quelli che lo servono.
    Ha dato prova della sua potenza,
    ha distrutto i superbi e i loro progetti.
    Ha rovesciato dal trono i potenti,
    ha rialzato da terra gli oppressi.
    Ha colmato i poveri di beni,
    ha rimandato i ricchi a mani vuote.
    Fedele nella sua misericordia,
    ha risollevato il suo popolo, Israele.
    Così aveva promesso ai nostri padri:
    ad Abramo e ai suoi discendenti per sempre (Lc 1, 46-55).

    L’impegno

    Questo lo devi scegliere tu… con i tuoi amici… per verificare fino a che punto condividi veramente quello su cui abbiamo pensato.


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