A cura di Riccardo Tonelli
(NPG 2010-01-53)
IL TEMA
Il tema affrontato in questo contributo ci invita a riflettere su una questione di vivissima attualità: l’autorità nella Chiesa. Lo fa portandoci alla radice dell’esperienza cristiana, per fondare su basi sicure la nostra ricerca. Ci sollecita così a quella fatica di pensare, interpretare, tradurre e confrontare che è una caratteristica della gente seria che ama la Chiesa e vuole viverci dentro, con responsabilità, amore e libertà.
Lo sappiamo: per i discepoli di Gesù la funzione dell’autorità rappresenta una dimensione fondamentale dell’esperienza della Chiesa. Ma quale autorità?
Noi veniamo da una tradizione in cui l’autorità era tutto, si concentrava in poche persone, facilmente riconoscibili, che qualche volta difendevano il loro ruolo a denti stretti. Lo facevano come espressione di fedeltà al progetto di Gesù ,ma questo modo di fare suscitava non poche resistenze. Poi sono subentrati i tempi… dei leaders carismatici: persone, ricche di fascino profetico e di forte e coraggiosa apertura verso il futuro. Hanno rappresentato qualche volta un’alternativa all’autorità ufficiale.
Un certo conflitto tra autorità istituzionali e autorità carismatiche c’è sempre stato. Ma in una stagione di crisi, come è quella che stiamo vivendo, si è notevolmente acuito.
Non basta far tifo per l’uno o per l’altro. Chi ama la Chiesa, cerca un atteggiamento che permetta di vivere nell’autenticità.
Quale?
LA PROPOSTA
Paolo, ai suoi tempi, si è misurato con problemi simili a quelli che stiamo vivendo anche noi adesso. Nella sua sapienza ispirata ha suggerito alla comunità ecclesiale una prospettiva precisa di comprensione e di soluzione della questione.
Essa è preziosa e, leggendo con attenzione il contributo, la vogliamo scoprire e rilanciare. Alcuni punti di riferimento vanno ricordati:
La fonte dell’autorità nella Chiesa – quella carismatica, dei profeti; e quella istituzionale, dei «vescovi» (presbiteri e episcopi… come li chiamava lui) – è sempre lo Spirito di Gesù. Viene dall’altro e non da qualche colpo di stato o, peggio, dalla voglia di comandare di qualche bel tipo.
Un dono dello Spirito di Gesù va prima di tutto riconosciuto con fede e accolto con gioia. Nessuno ha il diritto di giudicare e scegliere.
Il servizio dell’autorità, quella istituzionale e quella carismatica, è sempre, come dice Paolo, orientato alla «edificazione» della Chiesa. L’autorità non è mai autoreferenziale; essa è tutta e sempre decentrata sul progetto di Gesù e sulla sua realizzazione nelle concrete situazioni. Qui c’è il criterio radicale di verifica. E vale per tutti.
Purtroppo il potere (davvero: quello ufficiale e quello carismatico) può ubriacare chi lo esercita. In questo caso, chi ha autorità mette se stesso al centro. Si sacrifica, sudando sette camice… per la convinzione che se non ci fosse lui, tutto andrebbe a catafascio. Gesù ci propone alternative molto impegnative. La presenza della doppia autorità e una certa irrinunciabile dialettica aiutano a vivere nella fedeltà alla propria responsabilità.
Infine, Paolo, in ultima analisi, affida all’autorità istituzionale il compito di vigilare anche sull’autorità carismatica.
E OGGI?
Oggi, come vanno le cose? Le analisi sono facili e, qualche volta, impietose.
Abbiamo un giudizio sicuro su tutti e ci mettiamo davvero poco a stilare classifiche. In fondo, sogniamo autorità istituzionali che assomiglino soprattutto a leader carismatici… pronti a brontolare quando essi stessi ci indichino direzioni di futuro che non concordano con i nostri gusti. Oppure sogniamo autorità carismatiche che prendano il potere istituzionale, forti del fascino e del consenso.
È fuori discussione il diritto di immaginare esperienze nuove e diverse dall’esistente. Ma non lo possiamo fare, tentando di costruirci una Chiesa secondo i nostri gusti.
La riflessione suggerita dal contributo ci chiede di pensare. Prima di valutare, dobbiamo capire. E per capire bene, dobbiamo lasciarci ispirare di criteri di autenticità.
Un impegno ecclesiale serio potrebbe essere quello di rispondere assieme a domande come queste:
Nell’esperienza che conosco chi esercita l’autorità? Come gliela riconosciamo?
Conosciamo leaders carismatici, capaci di offrire «profezia» alla vita della Chiesa di oggi? Come essi vivono il loro carisma? Come viene riconosciuto?
Esistono contrasti tra le autorità istituzionali e i leaders carismatici? Sono fatti di ordinaria amministrazione? Cosa si potrebbe fare – almeno da parte nostra – per mediare e risolvere gli eventuali conflitti?
UNA BUONA NOTIZIA
La bella notizia ci viene dall’alto: la comunità ecclesiale è come una specie di organismo vivente. Esso ha molte funzioni e, di conseguenza, molti sistemi, incaricati di svolgerle. Tutto però concorre alla vita del tutto e di tutti.
Il richiamo è classico, e potrebbe giustificare una divisione dei ruoli un poco discriminatoria, come quella che ha proposto Menenio Agrippa per far rientrare la protesta dei plebei, costretti a lavorare per mantenere i capi.
La bella notizia sta invece nella scoperta gioiosa che l’anima di tutto è lo Spirito di Gesù. Lui orienta l’esistenza di tutti e la qualità del servizio di ciascuno in modo imprevedibile, mai funzionale, in vista della vita piena e abbondante di ciascuno.
Riconoscere l’autorità significa, in ultima analisi, accogliere con gioia la presenza dello Spirito di Gesù nella Chiesa, come fonte radicale di speranza.
Per questo, la riflessione sull’autorità nella Chiesa è una esperienza di fede: la richiede e la fa crescere. Sei d’accordo?
DALLA PAROLA ALLA VITA: PREGHIERA E IMPEGNO
La preghiera
Prova a pregare, in uno spazio di silenzio e di interiorità pensosa, con le parole del salmo 22: «Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?».
L’impegno
Questo lo devi scegliere tu… con i tuoi amici… per verificare fino a che punto condividi veramente quello su cui abbiamo pensato.