Il tempo è l'attesa di Dio
Simone Weil
Nella sua ultima essenza il tempo in Simone Weil non è se non attesa di Dio: come ci dicono le parole luminose e arcane scritte negli ultimi mesi della sua vita: lacerata dai dolori, dalla solitudine, dalle speranze infrante, dalla anoressia, e dalla morte sempre più vicina. "Dio attende con pazienza che io voglia infine acconsentire ad amarlo. Dio attende come un mendicante che se ne sta in piedi, immobile e silenzioso, davanti a qualcuno che forse gli darà un pezzo di pane. Il tempo è questa attesa. Il tempo è l'attesa di Dio che mendica il nostro amore. Gli astri, le montagne, il mare, tutto quello che ci parla del tempo ci reca la supplica di Dio. L'umiltà nell'attesa ci rende simili a Dio. Dio è unicamente il beffe. Per questo egli è là e attende in silenzio. Chiunque si fa avanti o parla usa un po' di forza. Il bene che è soltanto bene non può essere che là. I mendicanti che hanno pudore sono Sue immagini."
Sono parole meravigliose che nelle loro penombre e nelle loro luci capovolgono quella che è l'abituale concezione che noi abbiamo della relazione fra Dio e noi. Non siamo noi ad essere in attesa di Dio, non siamo noi i mendicanti che nella nostra inconsistenza e nella nostra indigenza attendiamo un segno della presenza di Dio, ma è Dio ad essere in attesa, a farsi mendicante, della nostra attenzione, della nostra nostalgia e della nostra preghiera. Non so cosa dire di una immagine straordinaria, come questa, che ci avvicina in ogni caso al mistero infinito della presenza-assenza di Dio: della sua evanescenza e della sua trascendenza.
(in Eugenio Borgna, L'indicibile tenerezza, Feltrinelli 2016, pp. 184-5)